I genitori che hanno bambini con malattie complesse corrono un maggior rischio di soffrire di problemi di salute mentale. Lo rivela uno studio pubblicato sul Pediatrics, la rivista dell’American Academy of Pediatrics (AAP), i cui autori hanno osservato che questi genitori hanno spesso anche meno possibilità di trovare delle organizzazioni in grado di aiutarli e sostenerli.

Quando parliamo di “malattie complesse” (o CMC, ovvero Complex Medical Conditions), ci riferiamo a quelle condizioni che colpiscono una piccola ma importante percentuale di bambini. Parliamo di condizioni di salute croniche e di disabilità come la paralisi cerebrale, gravi difetti cardiaci congeniti o malattie genetiche.

Gli autori dello studio hanno confrontato tre gruppi di famiglie, ovvero quelle in cui vi erano bambini con CMC, le famiglie di bambini con bisogni sanitari speciali (ma senza malattie complesse) e le famiglie di bambini senza bisogni sanitari speciali.

Problemi di salute mentale per il 20% dei genitori di bambini con CMC

Esaminando i dati raccolti, gli autori hanno osservato che circa il 20% dei genitori di bambini con CMC ha manifestato dei disagi che riguardavano la salute mentale. Tale percentuale è di 5 volte maggiore rispetto a quella riscontrata fra i genitori di figli completamente sani.

Come se non bastasse, un preoccupante 36% dei genitori di bambini con malattie gravi non sapeva a chi rivolgersi quando si trovava in difficoltà.

La salute mentale dei genitori e dei caregiver è un problema importante e ha un impatto significativo sulla salute dei bambini. Mentre collaboriamo con queste famiglie, dobbiamo assicurarci di prenderci cura dei genitori e dei bambini. È nostro compito, come pediatri e team di assistenza sanitaria, riconoscere le esigenze dei genitori e metterli in contatto con i servizi di assistenza.

Gli autori sottolineano anche l’importanza di trovare dei gruppi di assistenza, delle comunità in cui siano presenti genitori che stanno affrontando la stessa esperienza, con i quali poter trovare conforto e condividere informazioni e idee per sostenersi a vicenda.

Via | ScienceDaily
Foto di Olya Adamovich da Pixabay

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